CHI SIANO NON SI SA – Impresa Noviziato “Jonathan” Pescara1

Quelli che…aiutano le vecchiette ad attraversare la strada;
quelli che…sono un servizio militare riuscito meglio;
quelli che…si perdono nei boschi;
quelli che… ma non hai freddo con i pantaloncini corti?
quelli che… si chiamano novizi per diventare preti;
quelli che…andiamo in montagna domenica?
quelli che… fanno corsi di sopravvivenza;
quelli che… “nudi e crudi”;
quelli che… pregano nei campi;
quelli che… fanno lavori con la chiesa;
quelli che… si vedono nei film;
quelli che… si arrampicano sugli alberi;
quelli che… sono amici fin da piccoli;
quelli che… vendono biscotti;
quelli che… aiutano i partigiani;
quelli che… sanno difendersi dalle “cose”;
quelli che… fanno corse campestri.

Queste sono solo alcune delle risposte che abbiamo ricevuto nel corso della nostra inchiesta.
Tutto è cominciato circa 15milioni di anni fa, quando cinque particelle primordiali – quattro novizi e il loro maestro – stanche della loro immobilità, decisero di buttarsi in un nuovo mondo: quello dell’inchiesta.

 

Partirono dall’arcaica domanda: “Cosa facciamo quest’anno?”. Come i primi filosofi cercavano le risposte alle proprie domande partendo dall’origine, anch’essi partirono dal principio. Cosa sapevano su di loro le
persone? E, soprattutto, chi erano loro?

 

Abbiamo così deciso di porre alcune domande di questo tipo alle persone incontrate per strada, ponendoci anche il problema di come potessero reagire rispondendo a delle domande sul mondo scout a dei ragazzi in uniforme. Per far si che le loro risposte fossero quanto più limpide possibile, ci siamo presentati in qualità di studenti che lavoravano al progetto “Alternanza Scuola-Lavoro”. Cogliendo l’occasione della route invernale, abbiamo potuto iniziare il nostro lavoro nelle località di Alfedena e Castel di Sangro. Pur avendo chiesto a quasi tutte le persone che abbiamo incontrato (considerando il fatto che, nonostante il periodo natalizio, fossero pochissime), solo circa una trentina di queste si è fermata a parlare con noi. Appena tornati dalla route, abbiamo spostato la nostra indagine a Pescara il sabato pomeriggio, mantenendo le stesse modalità, consapevoli d’incontrare ragazzi più o meno nostri coetanei. Siamo stati spesso ridotti ad uno stereotipo dello scout, così abbiamo deciso di esporre il risultato dell’indagine creando tre personaggi altrettanto stereotipati!

 

Pietro, 63 anni:
1. Conosce il movimento scout?
Sì, conosco lo scautismo e ritengo che sia una buona occasione per educare i giovani.
2. È mai stato scout?
No, ma mi sarebbe piaciuto.
3. C’è un gruppo scout nella sua zona?
No, e questo è un male, perché i giovani sono spesso abbandonati a loro stessi.
4. Sa cosa fanno durante i loro incontri?
Sì, questi ragazzi vanno molto spesso in località montane vivendo la vita campestre a contatto con
la natura e prendono parte ad eventi d’impronta religiosa.
5. Crede che lo scautismo abbia un impatto positivo sulla crescita e sulla maturazione personale?
Certo che sì, poiché gli scout arricchiscono dentro e per un giovanotto è la cosa più importante per
camminare lungo gli ardui e tortuosi percorsi della vita.
6. Ritiene che uno scout possa essere utile alla società?
Dunque, su tale argomento non mi ritengo particolarmente informato, ma già dal fatto che questi
giovani lascino i posti da loro assiduamente frequentati puliti, ritengo che uno scout possa fornire
un valido esempio di attenzione al bene comune.

 

Franco, 44 anni:
1. Conosce il movimento scout?
Sì, ovviamente sono quei ragazzi che si lavano col sapone nel fiume.
2. È mai stato scout?
No, non ne ho bisogno.
3. C’è un gruppo scout nella sua zona?
Sì, e penso che non ne siano abbastanza.
4. Sa cosa fanno durante i loro incontri?
Certo, sono escursionisti, vendono i biscotti, aiutano le vecchiette e nelle loro riunioni c’è
l’obbligo di frequenza.
5. Crede che lo scautismo abbia un impatto positivo sulla crescita e sulla maturazione
personale?
Sì, visto che è un servizio militare riuscito meglio, nato per sostituire la leva obbligatoria.
6. Ritiene che uno scout possa essere utile alla società?
Sì, in quanto il movimento insegna ai giovani la disciplina, l’ordine e le regole con una certa
rigidità.

 

Giovanna, 17 anni:
1. Conosci il movimento scout?
Sì, sì, conosco.
2. Sei mai stata scout?
Sì, ero una scout da piccola… come si dice? Una lupetta, ecco!
3. C’è un gruppo scout nella tua zona?
Sì, quello che ho frequentato da piccola.
4. Sai cosa fanno durante i loro incontri?
Da piccola giocavamo e correvamo spesso e c’era un momento in cui ci raccontavano delle
avventure del “Libro della Giungla”.
5. Credi che lo scautismo abbia un impatto positivo sulla crescita e sulla maturazione personale?
Mah, può essere, dopotutto sembra un’idea carina… mi sono trovata bene, credo mi abbia
insegnato molto.
6. Ritieni che uno scout possa essere utile alla società?
Non esattamente; una persona che fa lo scout ha diverse competenze rispetto ad un’alta che
non l’ha fatto, ma la preparazione generale in linea di massima è la stessa.

 

Dopo aver sottoposto gli intervistati al terzo grado, abbiamo rivelato loro la nostra vera identità: alcuni si
sono mostrati sorpresi, altri si sono poco curati della faccenda, altri ancora, infine, se n’erano già accorti.
Eravamo totalmente consapevoli che si sarebbero create sfere di pensiero differenti, ciononostante
abbiamo voluto ascoltare l’opinione altrui.

 

Come avrete capito, queste persone non hanno esattamente un’idea chiara di cosa sia lo scautismo e noi
abbiamo cercato di darne testimonianza. Nonostante molti non volessero sapere il risultato dell’inchiesta, qualcuno sembrava interessato, e ci sembra di aver almeno messo loro una pulce nell’orecchio.

 

Sfortunatamente alcuni ci hanno creduto testimoni di Geova.

 

Adesso siamo qui, a raccontarvelo.

 

Siamo Alessio, Benedetta, Lorenzo e Paolo: siamo scout da molti anni e questa è la nostra inchiesta. Grazie per averci dedicato parte del vostro tempo… dal noviziato “Jonathan” del Pescara 1 è tutto!

Noviziato Jonathan Pe1

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